Forse una passione non inizia. O c’è o non c’è. E in me c’è sempre stata. Ho qualche flash del mondiale di Niki Lauda del 1977 (avevo 4 anni). Ricordo molto bene lo sgomento in diretta per l’incidente di Gilles Villeneuve: suo figlio ha la mia età, più o meno. Mio padre mi racconta che una notte d’infantile insonnia, andai nella sua stanza e lo svegliai alle 4 del mattino per chiedergli di comprarmi un’automobile. Vennero le stagioni di Lucchinelli e Uncini, campioni del mondo delle due ruote. Io avevo undici anni e una bicicletta. Un giorno una vecchia signora mi tirò letteralmente fuori da sotto una macchina parcheggiata. Mi diede un ceffone e mi chiese cos’avevo in testa. Ero penosamente grattugiato dall’asfalto e le dissi che se lo poteva fare Lucchinelli in moto a 200 km/h, lo potevo fare anch’io in bicicletta a 30 all’ora.
In casa mia e nel mondo che frequentavo i valori erano altri: la cultura soprattutto (“studia!”) e poi il senso di responsabilità. Il dovere di esprimere il meglio delle proprie potenzialità. Il dovere di fare il proprio dovere. Tutti l’avevano dovuto fare nella nostra famiglia, da sempre. Le macchine, la musica, persino l’amore, ogni cosa veniva dopo: “Quando ci devi essere, ci devi essere!”. E poi i soldi. Le macchine costano tanto e correre in macchina di più. Però, nel silenzio dei lunghi viaggi in macchina, mio padre teneva ben giù il piede e mia madre vedeva cordoli in qualsiasi cosa fosse sulla sua traiettoria, marciapiedi, guardrail.
Ma c’è anche altro. L’insicurezza, l’adolescenza, la scarsa considerazione di sé, la bassa autostima. Quelli là (Lauda, Villeneuve, Piquet e poi più avanti Mansell, Senna, Schumacher) erano marziani! Chi ero io per sperare di entrare anche solo dalla porta di servizio di un autodromo? L’idea di fare il pilota mi sfuggiva anche soltanto come possibilità. Ho avuto una vita privilegiata: ho potuto studiare molto e bene, e mi è stato anche concesso di prendermi il mio tempo, ho avuto l’affetto e ogni cosa necessaria a una vita borghese.
Nell’agosto del 1991 ero a Londra a studiare inglese. Una domenica mattina presto capitai per caso in un kartodromo e vidi che di lì a poco cominciava un mini-campionato, una giornata per appassionati. Costava poco, molto poco (oggi come allora basta uscire dall’Italia per spendere meno) e mi dissi: “Io lo faccio!”. Vinsi. Non valeva niente, eravamo tutti brocchi, ma provai il gusto della vittoria. E mi piacque. Cominciai a racimolare qualche soldo per pagarmi degli sporadici corsi di guida. Sicura, sportiva, poi i perfezionamenti vari. Siegrfried Stohr, non posso non parlare di lui in questa storia, è semplicemente il migliore. Arrivai a provare una Clio GR N sul circuito di Misano. Più riuscivo ad andare in pista e più la cosa prendeva forma. C’è un posto dove ognuno trova la sua pace, la sua dimensione. Per me quel posto è la pista.
Passai le vacanze di Natale 2005 davanti al computer, cercando un modo di correre spendendo poco, il meno possibile. Non conoscevo niente del mondo delle corse, non conoscevo nessuno: non avevo né un amico pilota né qualcuno che avesse a che fare anche solo lontanamente col Motorsport. Trovai la C1 Cup. Non feci in tempo a scrivere che un e-mail per chiedere maggiori informazioni e mi chiamarono a Madrid per lavoro. Lì rimasi 2 anni, e poi via verso l’Asia. Il tarlo ormai era ben sedimentato e scavava. Così affittai una vecchia Civic preparata, misi su quattro gomme slick e, nella primavera del 2008, andai a farmi una giornata in pista a Zhu Hai, in Cina. Che meraviglia! Io, un bidone di macchina, quattro slick e il cambio a sinistra. Ero a casa di dio dove non c’era né un cartello né un umano che conoscesse l’inglese. Eppure mi sentivo a casa. E a casa, a Milano, ci tornai: era l’inizio del 2009. Mi rimisi in cerca e trovai un certo Luca Carluccio che faceva da intermediario tra gli sprovveduti come me e i team del Formula Junior. Gli scrissi un’e-mail come se stessi chiedendo un’occasione a Montezemolo. Lui mi chiamò e provai la mia prima monoposto al “circuito” di Lombardore: zero gradi e il cuore a mille. Mi sembrava di essere a Spa su una F1.
Mi dissi: “Più di così cosa vuoi dalla vita?”. Pensai che avere l’opportunità di farmi qualche giornata in pista all’anno su una vera monoposto era il massimo, qualcosa che non avevo neanche mai sperato di poter fare. Ogni volta andavo un po’ più forte, limavo i secondi come fossero minuti, e poi i decimi come fossero secondi. Finché Stefano Turchetto decise che valeva la pena di insultarmi. E Stefano non insulta tutti. Diventammo amici. Da lì l’accelerazione fu brutale, arrivò la prima gara a Varano (27 settembre 2009), il 46° Trofeo Cadetti nel 2010 e il salto sulle formula 2.0. Il mio 2.0.
Sulla mia macchina c’è un adesivo che ho rubato a Turchetto: “Pensa se non ci avessi provato…”.
2019 | Ultimate Cup Series, 1º classificato Gentlemen e 4º assoluto |
2018 | VdeV Challenge Monoplace, 1º classificato Gentlemen e 4º assoluto |
2017 | VdeV Challenge Monoplace, 2º classificato Gentlemen e 8º assoluto |
2016 | VdeV Challenge Monoplace, 1º classificato Gentlemen e 7º assoluto |
2015 | VdeV Challenge Monoplace, 1º classificato Gentlemen e 6º assoluto |
2014 | Formula Renault 2.0 ALPS |
2013 | Formula Renault 2.0 ALPS |
2012 | Winter Trophy, 2° classificato di categoria (Tatuus Renault 2.0) e 4° assoluto |
2012 | Challenge Formula Renault 2.0 Italia, 1° classificato categoria Gentlemen e 10° assoluto |
2012 | Formula 2000 Light, 1° classificato di categoria (Tatuus Renault 2.0) e 6° assoluto |
2011 | Winter Trophy, Formula 2000 Light, 1° classificato Over 35, 1° di categoria (Tatuus Renault 2.0) e 3° assoluto |
2011 | Campionato di Formula 2000 Light, 2° classificato Over 35, 3° di categoria (Tatuus Renault 2.0) e 4° assoluto |
2010 | TROFEO CADETTI su Reggiani F. Monza 1.2, 5° classificato Over 23, 9° assoluto nel 46° |
2009 | TROFEO CADETTI, debutto su Reggiani F. Monza 1.2 |
Nome | Pietro Peccenini |
Data di nascita | 20/08/1973 |
Luogo di nascita | Milano, Italia |
Altezza | 179 cm |
Peso | 75 kg |
Figli | Sergio (nato nel 2010), Anna (nata nel 2012) e Dario (nato nel 2015) |
Hobbies | Musica |
Circuito preferito | Imola |
Prima macchina da corsa | Reggiani F. Monza 1.2 |
Debutto | 27/09/2009, Varano de' Melegari, PR |
Lingue | Italiano, Inglese, Francese, Spagnolo |
Educazione | Laurea in Filosofia, MBA, Master in Motorsport Management |
22.03.2019 | Estoril, Portogallo | Ultimate Cup Series |
26.04.2019 | Dijon-Prenois, Francia | Ultimate Cup Series |
24.05.2019 | Slovakia Ring, Slovakia | Ultimate Cup Series |
28.06.2019 | Mugello, Italia | Ultimate Cup Series |
27.09.2019 | Valencia, Spagna | Ultimate Cup Series |
18.10.2019 | Magny-Cours, Francia | Ultimate Cup Series |
01.11.2019 | Paul Ricard, Francia | Ultimate Cup Series |
1° | Bonduel Amaury | 418 |
2° | Lehmann Sacha | 413 |
3° | Collinot Augustin | 333 |
4° | Peccenini Pietro | 274 |
5° | Berthelot Baptiste | 230 |
6° | Morabito Brice | 219 |
7° | Gauvin Franck | 210 |
8° | Lebreton | 202 |
9° | Jabouille Victor | 188 |
10° | Bucher Alain | 175 |
11° | Pironneau Nicolas | 168 |
12° | Geoffroy Romain | 131 |
13° | Aimard Thierry | 127 |
14° | Rykart Walter | 116 |
15° | Gugkaev Konstantin | 108 |
16° | Mialane Thomas | 100 |
17° | Malhomme Thierry | 88 |
18° | Iogna Vincent | 62 |
19° | Piroird Michel | 62 |
20° | Creed Erwin | 59 |
21° | Sklar Howard | 57 |
22° | Rosselo Fabrice | 27 |
23° | Rebus Alain | 22 |
24° | Haezebrouk Philippe | 21 |
25° | Coperchini Serge | 18 |
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